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S.O.S. Jugoslavia S.O.S. KOSOVO METOHIJA

  Associazione di  Solidarietà - Onlus

Via Reggio 14 - 10153 Torino

tel. 339- 5982381           mail: sosyugoslavia@libero.it

C/c n. IT30M0306909606100000115513 INTESA SANPAOLO

BIC: BCITITMM

C.C. Postale n° 78730587

 




* TESSERA  SOS JUGOSLAVIA SOS KOSOVO METOHIJA *

 


Cos’è l’ “Associazione S.O.S. Yugoslavia – SOS Kosovo Metohija” - Onlus

 

L’Associazione “S.O.S. Yugoslavia” nasce durante i bombardamenti della NATO sul territorio della Repubblica Federale Jugoslava, in occasione dell’ultimo conflitto balcanico, la cosiddetta guerra del Kosovo; era la primavera del 1999, in continuità con la precedente esperienza del Comitato di Solidarietà con i popoli della ex Jugoslavia, attivo fin dall’inizio delle guerre balcaniche dal 1992, su un terreno informativo.

A fronte di quest’ennesima tragedia, la scelta solidaristica e di lavoro per la pace e contro le guerre, di un gruppo di persone già impegnate su tematiche sensibili, si unifica con una parte della Comunità slava della città, sviluppando un progetto d’aiuto concreto che ha per obiettivo l’invio di denaro e/o materiali umanitari nelle zone colpite, oltre ad un livello di produzione di materiali informativi, sia di attualità che storici e culturali ( tra cui un percorso didattico interculturale sulla letteratura dei Balcani, ad uso studenti ed insegnanti, fatto con il Comune di Torino, presso le scuole).

Mentre il martellamento dei mass - media dipinge una realtà bianca e nera, gli albanesi vittime di un genocidio ed i serbi veri mostri di crudeltà. Rimanendo su di un terreno prettamente umanitario, l’Ass. “S.O.S. Yugoslavia” sceglie di portare il suo aiuto (una goccia nel mare) là dove minimi sono i soccorsi internazionali.

Inizia così un rapporto diretto con un villaggio infantile: il “Decie Selo Dr. Milorad Pavlovic”, sito a Sremska Kamenica, in Vojvodina. Trattasi di una struttura socio-assistenziale organizzata in comunità, che ospita bambini e ragazzi dai quattro ai diciotto anni, di diverse etnie; albanesi, gorani, serbi, rom, croati, macedoni, sloveni, tutti orfani o provenienti da famiglie gravemente problematiche.

A questa struttura infantile sono inviati circa 1.000 kg. di materiali richiesti, e alcuni milioni di lire.

Il peggioramento delle condizioni economiche postbelliche ed il loro inasprirsi a causa dell’embargo hanno progressivamente esaurito le risorse della popolazione. A fronte di una situazione drammatica in rapida evoluzione, S.O.S. Yugoslavia s’impegna anche a sostegno del comprensorio sanitario comprendente tutta la Serbia meridionale, inviando materiali sanitari  all’Ospedale KBC di Kragujevac.

Le elezioni del settembre 2000 mutano radicalmente il clima politico del Paese, ma l’instabilità geopolitica dell’area balcanica e le manovre della politica internazionale gravanti sull’area, non consentono il rapido ripristino delle condizioni di vita a livello prebellico, nonostante la revoca dell’embargo. Le quali permangono e addirittura si aggravano i problemi economici e sanitari. Formando così una generale e drammatica condizione d’emergenza umanitaria.

Cosciente e consapevole delle vigenti condizioni di vita nella ex Repubblica Federale Jugoslava, “S.O.S. Yugoslavia” mantiene il proprio impegno a sostegno della popolazione civile più provata: bambini, profughi, orfani e vedove di guerra.

L’Associazione è ora validamente impegnata nel programma di “adozioni a distanza” e sostegno al reddito, oltre al Progetto “ Tessitura slava”( consistente nella vendita di manufatti prodotti dalle vedove di guerra ),  in collaborazione con “Decjia Istina” (“La verità dei bambini”), Associazione di donne vedove di guerra, di mutuo soccorso di Belgrado che presta assistenza agli orfani ed alle vedove di guerra) e con l’ Ufficio Adozioni Internazionali della Zastava, (Fabbrica Automobili di Kragujevac, in via di pesante ristrutturazione e sulla strada della chiusura, con decine di migliaia di licenziamenti).

Altro Progetto è quello con l’ Associazione Profughi Zastava di Pec, Kosovo, in Kragujevac, sostenuto con raccolta fondi, tramite il Video Film “ I dannati del Kosovo” e il libro allegato di E. Vigna “ Kosovo liberato “, i cui proventi sono destinati a questo Progetto.

 

 Ultimo Progetto è quello di SOS KOSOVO METOHIJA, indirizzato alle enclavi  del Kosovo Metohija , con la Scuola dell’enclave di Orahovac, mediante la stampa, a cura dell’Associazione, di un libro con le lettere dei bambini dell’enclave, curato da E. Vigna, i cui proventi delle vendite sono andate direttamente ai bambini di Orahovac;

con l’enclave di  Gorazdevac;

con l’Associazione di donne Srecna Porodica di Nis e il Progetto a sostegno dei figli dei rapiti del Kosovo

con l’Associazione Sclerosi Multipla del Kosovo Metohija

il Progetto Decani Enclavi Metohija.

L’Associazione “S.O.S. Yugoslavia” dispone di un regolare conto corrente dove convergono i fondi raccolti dagli associati e dai sottoscrittori delle adozioni :

C/c PT : 115513  -  oppure Intesa SANPAOLO – Milano: Iban  IT30M0306909606100000115513

L’adozione consta di un versamento annuale in unica soluzione di 310 Euro (equivalente a 50.000 al mese) che costituisce un sostegno alla famiglia dell’adottato, individuo scelto e proposto dagli enti associativi menzionati, in base ad ordine di priorità.

Al donatore viene consegnata una scheda che riporta i dati relativi al destinatario del sostegno economico (foto, anagrafica, indicazioni sulla situazione famigliare e recapito per corrispondenza), possono aderire alla formula singoli, gruppi, amministrazioni pubbliche ed associazioni. I contributi raccolti sono consegnati direttamente  alle famiglie in assemblee pubbliche, ed inviata poi ricevuta controfirmata dell’avvenuta consegna.

Il lavoro di sensibilizzazione e recupero fondi svolto fino ad ora dall’Associazione ha raggiunto famiglie distribuite fra Serbia e Kosovo Metohija.

L’Associazione “S.O.S. Yugoslavia” si è costituita il 4 maggio 1999 ed ha registrato il proprio atto costitutivo e statuto  il 18 aprile 2000.

Presidente il sig. Enrico Vigna . Segretario e tesoriere il sig. Willer Torrero.

  La documentazione degli atti prodotti dall’attività interna dell’Associazione, così come la documentazione raccolta circa le tragiche vicende che hanno accompagnato la dissoluzione della Jugoslavia, sono a disposizione per consultazioni.

 Per l’Associazione “S.O.S. Yugoslavia- SOS Kosovo Metohija” , il Presidente Vigna Enrico 

 

           

Cari Amici e Amiche 

Come avete potuto leggere anche negli ultimi appelli del Sindacato Samostalni della Zastava di Kragujevac, la situazione sociale in Serbia è in peggioramento continuo. Chiunque in questi anni è stato più volte nel paese, ogni volta che ritorna trova un ulteriore deterioramento delle condizioni di vita dei lavoratori e delle loro famiglie. Coloro che con i “cambiamenti” dell’ottobre 2000 avevano sperato in un miglioramento della situazione, si trovano ora in una condizione di “disperazione sociale“: decine di migliaia di licenziamenti, disoccupazione, abbattimento di quelle misure minime di difesa sociale che esistevano fino all’ottobre scorso e che riguardavano i prezzi, la sanità, i servizi, la scuola, la casa, i sussidi per pensionati e fasce deboli. Oggi, queste misure sono state abolite come conseguenza delle privatizzazioni selvagge che sono in pieno corso nel paese e che riguardano TUTTI i settori.

 

Per dare un’idea di come può essere lo stato d’animo e le prospettive dei lavoratori serbi e jugoslavi, penso basti questa affermazione del Governatore della Banca Centrale di Jugoslavia M. Dinkic, membro del pool di economisti detto “G17 “ che si occupava del “risanamento“ dell’economia jugoslava per conto del governo, del FMI e della Banca Mondiale. In una intervista all’Agenzia Tanjug, alla domanda su cosa pensasse delle decine di migliaia di licenziamenti, della miseria crescente e del relativo malcontento montante, il signor Dinkic aveva sinteticamente risposto: “…Dobbiamo e saremo inesorabili…”.

 

Di fronte a tutto questo, che è conseguenza di un embargo decennale e dei bombardamenti che hanno messo in ginocchio il popolo serbo e lo hanno portato indietro di quasi 100 anni (come dichiarato da analisti internazionali dell’ONU a settembre), noi pensiamo che come lavoratori, come uomini e donne coscienti, sostenitori della pace e della solidarietà tra i popoli, abbiamo un debito civile e morale verso questi lavoratori ed i loro figli. Verso quelle vedove e orfani di guerra, vittime innocenti di quei bombardamenti e di giochi politici internazionali effettuati sulle loro vite, di cui noi tutti, volenti o nolenti, siamo responsabili e coinvolti, causa le scelte dei nostri governi (e le 1381 azioni effettuate da nostri aerei su quelle terre, portando non certo cibo o medicine…).

 

Ci viene richiesta SOLIDARIETA’, non elemosina, perché la solidarietà è anche richiesta di giustizia. Perché la solidarietà spesso è l’unica arma che possiede chi lavora, perché la solidarietà fa parte del patrimonio del movimento operaio e della storia dei popoli. Perché con la solidarietà aiutiamo a non far morire il sentimento della speranza per questi lavoratori e forse anche per noi.

 

Perché solidarietà significa anche dignità, e chiunque sia stato in Serbia e nell’ex Jugoslavia, tra quelle genti, tra quei lavoratori, sa che dignità e fierezza si trovano e si respirano in ogni angolo di quel martoriato paese. E spesso ciascuno di noi andando là, stando tra quelle genti, ha non solo imparato ma si è arricchito, nell’anima e nella coscienza.

 

Solidarizzare, sostenere chi è vittima di una guerra non voluta o scelta, è anche questo lotta per la pace, contro la guerra, intesa come atto e politica di imposizione.

 

Anche così si è contro logiche liberiste e di impoverimento dei popoli. Contro derive politiche, etiche e culturali, di società come la nostra, dove non solo è impossibile e difficile di questi tempi impedire di andare in guerra come paese, ma anche mantenere e far vivere culture e sentimenti di solidarietà, di giustizia, di emancipazione e progresso.

 

Anche così si resiste e si dice NO allo stato di cose presente! Non siamo molti, ma ci siamo, tutto è difficile ma ci proviamo.

 

Nel mondo sindacale, in ambiti politici, nell’associazionismo internazionale, isole di resistenti e solidarizzanti, continuano a cercare di rompere muri di indifferenza e sordità. Come Associazione “SOS Yugoslavia SOS Kosovo Metohija” e insieme agli appartenenti della nostra Associazione, insieme alle altre 8 (poche) realtà solidali, che in questi anni hanno cercato di fare una piccola ma dignitosa parte, ma anche a nome di tutti coloro che nel nostro paese stanno facendo ogni sforzo perché questo messaggio giuntoci da Kragujevac, NON restino “lettere morte“: chiediamo di non essere sordi, di non far morire almeno la speranza in tempi migliori e più giusti, perché senza anche quella, le nostre responsabilità verso i nostri figli e le nuove generazioni, sarebbero ingigantite e incancellabili.

 

 

“…non so se c’è un tempo della fine, ma so che c’è sempre la SPERANZA.

La SPERANZA come coscienza e la coscienza come lotta per la vita…

SENZA FINE…”.

 

Enrico Vigna, presidente di SOS Yugoslavia – SOS Kosovo Metohija

 

 

 

 

 

 

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